Ardengo Soffici (Rignano sull’Arno, 7 aprile 1879 – Vittoria Apuana, 19 agosto 1964) è stato più un pittore che uno scrittore, un pittore paesano che ha trasferito nelle sue opere quella limpidezza e naturale felicità tipiche del suo paesaggio nativo. Lo si potrebbe definire anche uno scrittore di frammenti ariosi e luminosi. Nato in una famiglia di agiati agricoltori, nel 1893 Ardengo Soffici si trasferisce con la famiglia a Firenze dove assiste al tracollo finanziario del padre; si dimostra interessato soprattutto verso l’arte piuttosto che sulla letteratura e infatti nel 1900, dopo la morte dei genitori si reca a Parigi dove comincia a lavorare come illustratore per importanti riviste. Nel 1907 torna in Italia dove stringe amicizia con Papini e Prezzolini con i quali collabora alla <<Voce>> e partecipa alle numerose polemiche che in quegli anni animavano il dibattito culturale allargando le sue conoscenze. Nel 1913 insieme a Palazzeschi e a Papini fonda la rivista futurista <<Lacerba>>.
Se prendiamo in esame il racconto Lemmonio Boreo vediamo emergere in tutta la sua chiarezza lo stile di Ardengo Soffici; il personaggio di Lemmonio ha un temperamento istintivo, dotato a volte di equilibrio che lo porta, per spontaneo sentimento, a difendere le persone più deboli che da soli nulla potrebbero contro sopraffazioni e ingiustizie. Lemmonio propone un compito serio: ricondurre l’ordine rotto dalla prepotenza e dalla malvagità dei forti; si mette dunque a girare per i paesi, si allea con un violento e con un furbo, ma a fin di bene. Insomma, Lemmonio è un don Chisciotte italiano, composta per tre quarti di ingenuità e per una parte di razionalità e se la caverà sempre bene perché in fondo Lemmonio, come tutti gli ottimisti crede nel suo programma e confida nel bene presente nel mondo.
Tuttavia ciò che interessa di più del Lemmonio Boreo non è il dato psicologico, ma quella qualità dello stile di Soffici di disporre dentro un disegno pulito e finito in ogni sua parte, il colore del paesaggio, gli aspetti, le figure che in esso circolano corpose; non a caso Lemmonio si sente appagato e sereno quando contempla solitariamente le campagne, quando ammira il sole mattutino e la pioggia cadere sulla strada. Dell’uomo, egli non sa quasi nulla, gli stessi suoi amici sono nelle sue mani come fantocci che egli muove a suo piacimento. In questo senso, tutto il romanzo è un susseguirsi di macchiette, tipi, e figurine. La campagna toscana è presente in maniera festosa ed è proprio su questo aspetto che Soffici differisce dagli altri scrittori toscani che invece puntano sulla malinconia e sulla nostalgia.
Più che un vero futurista Soffici può essere definito come ha detto il critico Mengaldo, «un Apollinaire italiano in formato ridotto». Egli infatti da Marinetti ha saputo cogliere la retorica e la tecnica dell’analogia, da Apollinaire l’assenza di punteggiatura, dalla pittura futurista gli accostamenti fantastici e dal nuovo cinema lo scorrere continuo delle immagini, avvalendosi con disinvoltura di un efficace plurilinguismo, che va dal toscanismo al francesismo.
Ardengo Soffici è stato anche un acuto ritrattista letterario che ha avuto grande solidità, fermezza e serietà, tipiche qualità del”campagnolo toscano” come dimostrano Ricordi di vita artistica e letteraria e soprattutto Rete mediterranea, in cui l’autore nel primo scritto, dichiara la sua fede letteraria e idee riguardanti il concetto di arte, la mortalità dello scrittore, il senso della storia, nel secondo rievoca e rivive iil suo periodo di giovinezza partendo da una visita allo studio del pittore macchiaiolo Giovanni Fattori. Questi ricordi ci consegnano un Soffici maturo, con il suo raggiunto equilibrio morale che, dal punto di vista letteraria, è tutto improntato di classicismo. A parte alcuni brevi immagini di scrittori italiani come Carducci, Verga e D’Annunzio, l’autore toscano si concentra sui profili dedicati a scrittori amici come Bellini, ancora alle prime armi letterarie ed è bene sottolineare come in quel periodo la letteratura italiana fosse scarsa di quel genere di testimonianze biografiche utili a dare rilievo ad un periodo letterario.
Nella produzione letteraria di Soffici, oltre ad altri scritti di narrativa e di prosa (Ignoto toscano, Arlecchino, Kobilek, La giostra dei sensi, Battaglia fra due vittorie, Ritratto delle cose di Francia), figurano anche poesie (Elegia dell’Ambra, Marsia e Apollo), e saggi anche di natura artistica (Cubismo e futurismo, Giovanni Fattori, Carlo Carrà, Periplo dell’arte, Serra e Croce)