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Matilde Serao

Matilde Serao: nel ‘ventre’ della sua Napoli

Una personalità come quella di Matilde Serao  (Patrasso 7 Marzo 1856, Napoli  25 Luglio 1927) non ha certo bisogno di presentazioni. Greca ma trapiantata a Napoli, Matilde Serao resta una delle più grandi giornaliste e scrittrici che il nostro Paese può vantare di aver avuto. La Serao fonda quello che poi diventerà <<Il Mattino>> di Napoli ed è la prima donna in assoluto alla quale è riconosciuto un merito simile.

Figlia del giornalista Francesco Serao, la giovane Matilde ha la fortuna di conoscere molto presto il mondo del giornalismo che, di sicuro, non vive un periodo felice negli anni a cavallo tra ottocento e novecento. Questo però le consente di forgiare il suo carattere e raffinare metodo ed attitudine.
Inizialmente riesce, non senza sacrifici, a scrivere attraverso pseudonimi come quello di Tuffolina per il Giornale di Napoli e di Ciquita, una volta trasferita a Roma dove collabora con la nota rivista Capitan Fracassa. Fiera, schietta, immediata nelle sue analisi arriva al lettore in maniera chiara e semplice.

Un focus sul carattere e la determinazione della Serao ci è permesso anche dalla sua unione matrimoniale e professionale con il giornalista Edoardo Scarfoglio che avviene nel 1885. Un momento cardine questo per la storia stessa del giornalismo. I due insoliti innamorati danno vita a qualcosa di potentissimo dal punto di vista della carriera professionale. Inizia tra i due un sodalizio fondamentale per la vita del <<Corriere di Roma>> e poi del <<Corriere di Napoli>> che può vantare anche firme come quella di D’Annunzio e Carducci; premesse queste che inaugureranno la fondazione del <<Mattino>>, il cui primo articolo uscì nel 1892 e di cui Scarfoglio è direttore mentre la Serao, che scelse di firmasi con lo pseudonimo Gibus, è co-direttrice. Paradossalmente, l’equilibrio tra i due crolla ed in maniera inversamente proporzionale al successo del giornale; alcune vicissitudini sentimentali ed alcune inchieste ed accuse sui due impediscono la collaborazione che diventa sempre più aspra ed infelice al punto che la Serao sente di dove lasciare la redazione. Di lì a poco si dedica al Giorno, giornale da lei diretto assieme all’avvocato Giuseppe Natale che sposa dopo la morte di Scarfoglio. Una vita non facile, quella di Matilde Serao, fatta di amori difficili, primo tra tutti quello sacro per il giornalismo.

Matilde Serao: tenerezza e tristezza nella sua celebre opera Il ventre di Napoli

Matilde Serao è anche autrice di diversi romanzi e quello scritto nel 1886 Vita e avventure di Riccardo Joanna viene addirittura definito ”il primo romanzo del giornalismo italiano” da Benedetto Croce. Il romanzo sul quale però intendo soffermarmi è Il Ventre di Napoli .
Dedicato alla baronessa Giulia de Rothachild, Il Ventre di Napoli  si apre con una precisazione che la Serao fa sui diversi momenti in cui è stato scritto il romanzo, distanti tra loro circa un ventennio, prima e dopo il colera, ma ugualmente importanti. La sua è una vera è propria inchiesta giornalistica sulla città di Napoli, di cui denuncia i problemi con una lucidità estrema. Matilde Serao è come se accompagnasse gli uomini e le donne che incontra per le strade della sua amata città e le accompagnasse nella loro vita, nella loro storia. Li tiene per mano quando scende nei ”bassi”, quando entra nelle case dove lavorano le serve, quando li osserva mentre mangiano o si disperano, mentre muoiono di fame o tacciono le loro disgrazie con impressionante dignità. Li segue passo dopo passo con lo sguardo amico ed il cuore aperto.
Scandaglia tutti i colori di questa città, è attenta ai profumi, prova a spiegare e giustificare lo stile di vita dei dimenticati, degli oppressi, di coloro che sono semplicemente infelici e per colpe che non hanno. Ho trovato sorprendente il capitolo in cui ci parla del lotto, visto come opportunità di riscatto per la maggior parte della popolazione sofferente, il lotto come strumento di realizzazione personale e sogno da non infrangere.  Così come ho trovato di un femminismo vero e concreto la sua comprensione verso i problemi in cui incorrono le serve assunte nelle case dei ”ricchi”, completamente annullate in un triste rapporto di schiavitù, risultato della miseria in cui anche e soprattutto le donne versano. Come una madre le accarezza e le difende. Come una grande madre dal ventre accogliente, tiene i suoi figli in grembo e li protegge.

Il senso di protezione verso i napoletani emerge continuamente nelle sue pagine. La salute della sua città e dei suoi cittadini è una causa che la riguarda, che tiene a cuore più di ogni altra cosa perché crede nelle possibilità del suo popolo, tanto che alla fine del secondo capitolo le sue parole esortano ad una presa di coscienza collettiva e ad una riflessione più generale che va a colpire tutti i responsabili del degrado in cui si trova Napoli.

Faccia il suo dovere chiunque, non altro che il suo dovere, verso il popolo napoletano dei quattro grandi quartieri, faccia il suo dovere come lo fa altrove, lo faccia con scrupolo, lo faccia con coscienza e, ogni giorno, lentamente, costantemente, si andrà verso la soluzione del grande problema, senza milioni, senza società, senza intraprese, ogni giorno si andrà migliorando, fino a chè tutto sarà trasformato, miracolosamente, fra lo stupore di tutti, sol perchè, chi doveva si è scosso dalla mancanza, dalla trascuratezza, dall’inerzia, dall’ignavia e ha fatto quel che doveva.
-Napoli, primavera 1904

Ma l’amore e la forza d’animo della Serao presenti nel Ventre di Napoli sembrano non bastare anche quando si scaglia con rabbia e forza contro certi meccanismi e certe realtà.
Matilde Serao, quando ritorna a Napoli, è profondamente delusa e consapevole che il cambiamento per far sì che avvenga deve coinvolgere tutti, dal basso come dall’alto. Ben’oltre il paravento di cui ci parla.
E non è forse dietro il paravento che, ancora oggi, si nascondono problemi e responsabilità di una città ormai da secoli martoriata e penalizzata per scelte sbagliate? E questo scelte vi assicuro che la Serao le spiega. Scelte retoriche e sbagliate praticamente da sempre. Scelte volte esclusivamente a salvare la faccia. E questo già due secoli fa.

About Anna Vitiello

Sono laureata in Lettere e Filosofia. Ho sempre scritto per diverse testate. Alcune mie poesie sono state pubblicate nell'antologia ''Di tanta rabbia''. Attualmente scrivo per il Wall Street International Magazine, dove mi occupo delle sezioni ''cultura'' e ''viaggi''. Vivrei viaggiando, con il cuore sempre ad Est e i miei quaderni.

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