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I pionieri

Sergio Tavčar racconta la nascita della redazione sportiva di Telecapodistria. ‘I pionieri’ in libreria dal 4 settembre

Sergio Tavčar, leggendario giornalista sportivo di Telecapodistria, dopo il successo de “L’uomo che raccontava il basket” (Bottega Errante Edizioni), torna in libreria il 4 settembre con “I pionieri” (Bottega Errante Edizioni), un libro in cui racconta la nascita della redazione sportiva di Telecapodistria e le sue rocambolesche avventure. 

I pionieri

È il 1971 quando a Capodistria, cittadina a pochi chilometri da Trieste, ma dentro la Federazione Jugoslava, nasce una televisione di confine che farà la storia del giornalismo. Sono gli anni di Tito e della cortina di ferro. Telecapodistria inizia a trasmettere con mezzi di fortuna i più grandi eventi sportivi a livello mondiale. Lo fa in lingua italiana e il suo segnale raggiunge tutto il Nord Italia e gran parte delle regioni adriatiche: l’Italia scopre così Sergio Tavčar, un giornalista diretto, privo di filtri, che racconta il basket e tutti gli altri sport in modo unico.

Ne “I pionieri” Sergio Tavčar narra il giornalismo in mezzo all’esplosione degli anni Settanta lungo il confine, della televisione dell’era berlusconiana, dei grandi nomi dello sport come Dan Peterson e Guido Meda, delle trasferte alle Olimpiadi o ai Mondiali: una serie di storie e aneddoti dove si ride, ci si stupisce e si riscopre una memoria sportiva collettiva.

Sergio Tavčar presenterà “I pionieri” in anteprima martedì 3 settembre al Teatro Miela di Trieste alle ore 18.00. Modera l’incontro Stefano Lusa, giornalista e caporedattore di Radio Capodistria.

Sergio Tavčar ci ha svelato come ancora oggi non si sappia spiegare il successo di Telecapodistria: «non sono mai riuscito a capirlo, in quanto noi giovani telecronisti allo sbaraglio tutto avremmo pensato, meno che qualcuno in Italia potesse non solo ascoltarci, ma addirittura apprezzarci. Ragion per cui tutta l’epopea che si è creata attorno a Telecapodistria mi lascia ancora oggi attonito. Nella mia vita personale Telecapodistria è stata semplicemente tutto, un sogno infantile diventato realtà, è stato qualcosa per la quale mi pagavano, ma che avrei fatto anche gratis. Ripeto, non era un lavoro, era un puro e semplice divertimento, era un modo per parlare al microfono in modo del tutto spontaneo, fuori da ogni paludata retorica, dicendo le cose per come le vedevamo, magari sparando ogni tanto qualche battuta della quale poi ridevamo con Sandro Vidrih in macchina al ritorno a casa».

Telecapodistria è stata una palestra per molti commentatori sportivi che ancora oggi ora ascoltiamo nelle tv nazionali. Sergio Tavčar ci spiega che con la redazione sportiva di Telecapodistria «hanno cominciato a essere presenti su una rete che all’epoca si vedeva praticamente in tutta Italia tutta una serie di telecronisti che poi si sono fatti un nome, da Gianni Cerqueti e Massimo Marianella, passando per Sandro Piccinini e Franco Ligas per finire con Guido Meda. Non solo, ma anche tutta la struttura che era a capo di Fininvest, quando hanno cominciato a lavorare con noi sono stati per la prima volta alle prese con telecronache in diretta, per cui, per quanto sembri incredibile, siamo stati noi di Capodistria, temprati dalla nostra decennale arte dell’arrangiarci, a dare loro le dritte giuste. Suppongo che per esempio Giovanni Bruno possa confermarlo».

Sergio Tavčar continua a occuparsi di sport e ha commentato le Olimpiadi di Parigi 2024 sulle pagine del quotidiano “Primorski dnevnik”. Ci è venuto spontaneo farci raccontare come è cambiato oggi il lavoro del giornalista sportivo e come si sentiva a raccontare un’olimpiade dal punto di vista di una piccola trasmissione jugoslava.

Tavčar ha risposto con la solita franchezza che «era molto meglio che non raccontarla per una grande televisione, nella quale devi mediare fra una quantità enorme di interessi distribuendo programmi, interviste e studi fra tutta una serie di sport che solo in quell’occasione hanno modo di mettersi in mostra. Per noi, non condizionati da nulla, era facilissimo: trasmettevamo le cose veramente importanti trascurando tutta la paccottiglia. Forse anche per questo ci guardavano in tanti. I cambiamenti sono stati epocali a causa delle nuove tecnologie. Oggi basta premere un bottone del telefonino per sapere vita, morte e miracoli di ogni atleta. Ai miei tempi bisognava ricercare le notizie sui giornali, anche e soprattutto stranieri, per la cronaca per noi sloveni, serbi, croati, francesi, svizzeri, russi e tedeschi dell’est, oltre ovviamente a quelli italiani, e la cosa richiedeva pazienza e tenacia. In tutto ciò uno si faceva anche un’idea di come pensasse quella gente e soprattutto imparava, anche se passivamente, molte lingue, per cui era anche una formidabile palestra per l’acquisizione di una robusta cultura generale. Lo stesso vale per il mondo dello sport, anche se in questo caso lo sviluppo delle tecnologie informatiche soprattutto nel campo dell’allenamento e dell’alimentazione ha ridotto di molto l’influsso devastante del doping che sta sempre più diventando un artificio quasi superato».

“I pionieri” è un libro fatto di ricordi, aneddoti, come dice Tavčar: «ce ne sono tantissimi, anche se per me il momento più divertente della mia carriera è stato quando ho trasmesso la telecronaca di una pessima partita di basket che è finita verso mezzanotte, per cui ho chiuso la telecronaca con una battuta che mi è venuta spontanea: “Caro telespettatore, se ci sei ancora, grazie per averci seguiti e buonanotte”. Ho riso in macchina per tutta la strada del ritorno». 

L’autore

Nato a Trieste nel 1950, Tavčar ha lavorato come telecronista sportivo dal 1971. Conosciuto in tutta Italia grazie alla diffusione di Telecapodistria già negli anni Settanta, acquisì una ancora maggiore popolarità durante gli anni Ottanta, quando assieme a Dan Peterson formò quella che molti appassionati di basket reputano la miglior coppia di commentatori che la pallacanestro abbia mai avuto. È considerato un giornalista controcorrente per le sue posizioni nette, grande amante dello sport basato sulla tecnica e detrattore di quello incentrato sugli aspetti fisico-atletici. Per BEE ha pubblicato L’uomo che raccontava il basket (2022).

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