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Emilia Testa

‘Siamo rimaste nude nello specchio’, l’antologia di racconti al femminile di Emilia Testa

Per la casa editrice torinese Giovane Holden Edizioni è uscita in libreria una raffinata antologia di racconti a opera della scrittrice Emilia Testa. L’opera, evocativa fin dal suo titolo, si chiama “Siamo rimaste nude nello specchio” e si fa carico di raccontare una sequenza di appassionate – e talvolta dolorose – storie che hanno donne per protagoniste. Donne che amano troppo, donne che ancora non hanno imparato ad amare, ma soprattutto donne che non ricevono amore.

L’opera di quasi duecento pagine è una lettura che intende mettere luce sui sentimenti delle donne – spesso non raccontate con l’attenzione che meriterebbero. Con una elegante prefazione a cura della scrittrice Viola Conti e uno stile degno di nota, Emilia Testa regala ai lettori uno spettro di storie che se da un lato garantiscono qualche ora di puro piacere letterario, dall’altro invitano a riflettere a fondo sui numerosi temi trattati.

Emilia Testa

Le ambientazioni di “Siamo rimaste nude nello specchio”

I luoghi in cui si svolgono le vicende narrate nei racconti che compongono l’antologia di Emilia Testa non sono sempre gli stessi (e non sempre sono reali). Ma se è vero che le cinque storie narrate trovano luogo soprattutto sul territorio italiano, in alcuni racconti lo spazio fisico incontra quello mentale e irrazionale, laddove i pensieri e i sentimenti prendono il sopravvento. Perché tutto, nelle narrazioni di Emilia Testa, si divide in ciò che esiste ed è tangibile, e ciò che invece anima le menti e i tormenti delle protagoniste. In questo senso, ogni parola scritta da Testa sembra rimandare in un altrove, costituito di messaggi profondi – di libertà, uguaglianza ed emancipazione – nascosti tra le righe di tutti i racconti che compongono la silloge.

L’epoca è sicuramente la contemporaneità: anche per questo ai lettori è offerta la possibilità di immedesimarsi perfettamente con il vissuto dei personaggi. Personaggi giovani, adulte, oppure smarrite in un’età in cui non si riconoscono, accomunate da un amore viscerale nei confronti delle altre donne. Ma spesso si incontreranno anche personaggi tormentati, irrisolti, che attendono di raggiungere nuove consapevolezze attraverso luoghi e percorsi che esse non prevedevano. Poiché le donne-eroine di “Siamo rimaste nude nello specchio” più che dalle azioni, sono guidate dai sentimenti, dalla scoperta di sé, da ciò che irrompe nelle loro vite e le cambia per sempre.

Merita riflessione particolare il posto di rilievo offerto alla psicologia dei personaggi. Ogni eroina (o anti-eroina) presentata nei racconti ha un suo passato evidente, un trascorso che le conduce dall’esordio dei racconti di cui Testa le rende protagoniste, fino alle chiusure, sempre a effetto, mai scritte per riempire – da cui si possono ricavare i sopraccitati messaggi alti dell’autrice.

Tra i temi principali trattati all’interno dell’opera non si può evitare di menzionare in primis l’amore, la sofferenza, la giovinezza, ma sicuramente ciò che più di tutto accomuna le donne che vivono tra queste pagine, è il coraggio che le guida fino a scoprirsi nuove cittadine delle loro esistenze. Spesso padrone assolute dei loro passi – e quando non lo sono, lo diventano in un universo altro, quello emotivo, filtrato esclusivamente dalla loro percezione e volontà.

C’è un messaggio abbastanza evidente che si dipana tra le duecento pagine dell’opera, ed è sicuramente quello riservato all’amore libero: un amore che non ha definizioni, spesso osteggiato, e che si fonda solo e unicamente sul concetto d’amore. Un amore sempre più dibattuto con
orgoglio e che Emilia Testa rende fulcro dell’opera, dove non ci sono convenzioni né obiezioni: poiché “amore è dove amore si fa”.

Lo stile scelto da Testa per la scrittura del suo libro è molto letterario: ricco di similitudini e metafore – che rimandano sempre a riflessioni più alte rispetto a quelle espressamente affrontate; ma nonostante l’utilizzo di un linguaggio formale, l’autrice non rinuncia a ricorrere a uno più informale, simile al parlato, animato da dialoghi perfettamente costruiti, a cui si alternano descrizioni e riflessioni – mai troppo ridondanti e sempre pertinenti, attese.

 

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