Nel 1997 Telecom Italia, dopo una lunga trattativa, acquista il 49 percento delle azioni di Telekom Serbia. L’affare, in cui furono coinvolti anche i servizi segreti, venne favorito da strani personaggi, i cosiddetti “facilitatori”, legati al presidente serbo Slobodan Milosevic. Telecom Italia pagò una somma enorme per l’epoca, 1.500 milioni di marchi tedeschi, che Milosevic pretese in contanti e che, in parte, gli arrivarono con un jet privato in diciotto sacchi di juta delle poste serbe.
Diego Zandel, all’epoca dei fatti responsabile della stampa aziendale di Telecom Italia, in questo romanzo si ispira a quell’inquietante transazione e, mescolando verità storica e finzione con l’abituale maestria, si districa tra donne misteriose, orsi ballerini, cantanti folk serbe e raffiche di kalashnikov per offrire al lettore pagine avvincenti, che vedono di nuovo protagonista Guido Lednaz, come nei romanzi “I confini dell’odio” ed “Eredità colpevole”.
“Sentivo montare la paura. E non ero lucido. Conoscevo troppe cose, senza avere un quadro chiaro del contesto e la protezione di nessuno, anche perché non ero nessuno: il perfetto capro espiatorio.”
Fine aprile 1997. Dopo una lunga trattativa Telecom Italia (con la greca OTE) acquisisce il 49 per cento delle azioni di Telekom Serbia. L’affare, in cui sono coinvolti anche i servizi segreti dei due paesi, viene favorito da strani personaggi, i cosiddetti “facilitatori”, legati al presidente serbo Slobodan Milošević. L’azienda italiana paga una somma enorme: 1.500 milioni di marchi tedeschi che Milošević pretende in contanti e che, in parte, gli vengono recapitati con un jet privato in diciotto sacchi di juta delle Poste serbe. Un affare balcanico si ispira a quell’inquietante transazione e l’autore, all’epoca dei fatti responsabile della Stampa Aziendale di Telecom Italia, mescola nel romanzo verità storica e finzione con l’abituale maestria, districandosi tra donne misteriose, orsi ballerini, cantanti folk serbe e raffiche di kalashnikov per regalare al lettore pagine avvincenti.
Bei tempi: “Solo per i campionati di calcio del ’90, svoltisi in Italia, Telecom aveva distribuito ai giornalisti mille telefonini, senza considerare poi i biglietti in Tribuna Monte Mario che settimanalmente venivano devoluti ai giornalisti economici e ai loro amici e parenti tifosi di una delle due squadre della capitale.”
I trucchi di Tito per prendere l’Istria spiegati da un console serbo: “Sì, con trucco di iluzionizam… facendo credere a grandi potenze che Istra era tutta abitata da croati e sloveni e pochi italiani… anche nostro primo presidente serbo Dobrica Ćosić e ministro Esteri Jovanović diceva che Istra era Italia no Croazia.
Diego Zandel
Figlio di esuli fiumani, è nato nel campo profughi di Servigliano nel 1948. Ha all’attivo una ventina di romanzi, tra i quali Massacro per un presidente (Mondadori 1981), Una storia istriana (Rusconi 1987), I confini dell’odio (Aragno 2002, Gammarò 2022), Il fratello greco (Hacca 2010), I testimoni muti (Mursia 2011). Esperto di Balcani, è anche uno degli autori del docufilm Hotel Sarajevo, prodotto da Clipper Media e Rai Cinema (2022).