Giovanni Comisso scrisse Giorni di guerra nel 1930, rievocando a distanza di tempo la sua esperienza di guerra, alla quale aveva partecipato giovanissimo. Si tratta dunque di un libro di memorie, privo della risentita partecipazione emotiva che caratterizza tante opere scritte subito dopo il conflitto: in esso domina piuttosto il senso di nostalgia con cui Comisso ricorda la propria passata gioventù e la beata incoscienza che gli consentiva di affrontare tanto drammatici e violenti come se si trattasse di un gioco. Anche se l'autore non vuole presentare con Giorni di guerra un documento polemico sull'assurdità della guerra e sull'impreparazione degli ufficiali italiani; tuttavia questi aspetti acquistano, forse proprio per questo, un rilievo notevole e finiscono per offrire una delle testimonianze più oggettive e sincere del conflitto.
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Nel 1927, licenziando la seconda edizione di Senilità, Italo Svevo scriveva: <