La cristianità ha un problema con la semplicità. Ma non perché i suoi fedeli, oggigiorno, si avvicinino pericolosamente al rifiuto della materialità come fine primo della vita e del bisogno terreno, così come predicato dal Poverello d’Assisi o come risultato dell’esempio dei santi. Più che di semplicità, infatti, potremmo parlare di semplificazione, in un senso chirurgico e profondo rispetto a quello evocato, come sicuramente ricorderete, dalla fu Murgia Michela mentre svolgeva il suo perfetto e fantascientifico compitino ideologico, quando affermava che i cattolici adorano un Dio bambino perché rifiutano la complessità. Ebbene, tra la provocazione e la disperazione che aggrediscono il cuore di default e la comicità volontaria che deflagra felicissima da certe affermazioni, la scrittrice sarda, tra le righe di una rotonda sciocchezza, non sparava una sentenza del tutto infondata quando accostava la disabitudine alla complessità alla vita odierna della Fede.
Read More »Umberto Bielli: ‘OAIA è un modello di didattica alternativa che punta su un metodo per affrontare la vita’
Umberto Bielli è un docente romano che ha lanciato qualche anno fa un ambizioso ed innovativo progetto scolastico denominato OAIA (Ong School Science Of Inclusion Oaiaubam), basato sul seguente schema: Una mente rischiarata dalla religione-empirica e razionale e riscaldata da fede-credenza e religione sociale.
Read More »Italia campione d’Europa: il volto della vittoria
Le gesta dei campioni sono previste dai tratti del viso, dall’ego del corpo. Naturalmente non fanno eccezione i ragazzi della Nazionale d'Italia, campioni d'Europa dopo più di 60 anni, per la seconda volta il cui volto e corpo raccontano molto. Il viso è la nostra impronta digitale, il corpo non è il carcere dell’anima ma il suo stampo, non una protesi ma l’ipotesi con cui perforiamo il cerbero del giorno.
Read More »“Le due zittelle”: l’irriverente trattato teologico di Tommaso Landolfi
“Le due zittelle” è un racconto breve che trae in inganno sin dal titolo: non solo per la curiosa doppia t, ma anche perché il titolo non rispecchia in pieno quello che poi è lo sviluppo del racconto. La doppia t è giustificata dallo stesso Landolfi in una nota al testo, dove ammette di aver cercato, con questo escamotage, di spostare la semantica del nome verso il concetto di “zitta”, che è appunto il concetto chiave che caratterizza le due solitarie sorelle.
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