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Tag Archives: cinema internazionale

Addio a Bernardo Bertolucci, apostolo retorico ed autarchico della Nouvelle Vague

bertolucci

Non è mai esistito un regista capace di riprodurre la profondità della vita e ripristinare la verità della Storia perché il cinema è l’arte suprema dell’inganno e della finzione, ma certo Bernardo Bertolucci è stato tra i pochissimi che ci sono andati vicini. E’ l’ora di rassegnarsi a una scomparsa che offusca lo sguardo, interrompe il flusso doloroso e insieme esaltante di un’autobiografia generazionale e rende più fragile la resistenza all’egemonia delle perniciose concezioni redentoristiche dell’arte, ma soprattutto è l’ora d’intraprendere una nuova, lunga e aspra battaglia contro chiunque sfodererà gli artigli per tramandare un identikit di comodo, il flash sbiadito di un artista impegnato come se ne vendono a bizzeffe al mercatino dell’usato ideologico.

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‘L’uomo che uccise don Chisciotte’ di Terry Gilliam: la rivendicazione del primato della fantasia sulla realtà

gilliam

Un film atteso 25 anni, realizzato tra molte difficoltà e che nella prima stesura, la quale si basava su un semplice viaggio indietro nel tempo da realizzarsi con un budget colossale, vedeva nel cast un giovane Johnny Depp, Jean Rochefort (scomparso lo scorso anno) e Vanessa Paradis, che rende onore allo spirito e al linguaggio della geniale e celeberrima opera di Cervantes, Don Chisciotte, il libro più giocondo e allo stesso tempo assennato che il lettore possa mai immaginare, come recita il prologo. Il regista visionario Terry Gilliam per il quale la follia, il grottesco e l'irrazionalità sono il sale della vita e la cifra dei suoi film (l'indimenticabile serie di esilaranti gag dei Monty Python, Brazil, La leggenda del re pescatore, Le avventure del Barone di Münchausen, L'esercito delle dodici scimmie, Paura e delirio a Las Vegas, Parnassus-L'uomo che voleva ingannare il diavolo), nel suo L'uomo che uccise Don Chisciotte, riflette sul senso della follia, dell'illusione, del credere fermamente alle propria immaginazione per sentirsi utili a questo mondo.

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Venezia 2018: vince ‘Roma’, l’Amarcord del regista messicano Alfonso Cuaròn

Venezia 2018

Guillermo del Toro e la giuria della 75esima edizione del Festival di Venezia hanno scelto come vincitore del Leone d’Oro il film Roma del pluripremiato regista messicano Alfonso Cuarón, rispettando quindi i pronostici di tutti i maggiori bookmakers. Yorgos Lanthimos, il suo concorrente più accanito e candidato alla vittoria del concorso, ha portato invece a casa il Gran Premio della Giuria per La favorita. Il film The Nightingale, di Jennifer Kent, è stata a vera sorpresa della cerimonia finale perché ha portato a casa il Premio Marcello Mastroianni a un attore o attrice emergente andato a Baykali Ganambarr e il Premio Speciale della Giuria mentre Joel e Ethan Coen hanno vinto il Premio alla Migliore sceneggiatura per La ballata di Buster Scruggs.

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‘L’uomo che uccise Don Chisciotte’, di Terry Gilliam: l’atteso film in uscita il 27 settembre

don chisciotte

L’uomo che uccise Don Chisciotte è uno dei film più attesi dell'anno. Il film, diretto da Terry Gilliam, è una storia di fantasia e avventura, ispirata al leggendario protagonista di un classico della letteratura mondiale: il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, pubblicato in due volumi nel 1605 e nel 1615. Terry Gilliam, ex Monty Python e celebre regista di La leggenda del re pescatore, L’esercito delle 12 scimmie, Brazil, Parnassus - L’uomo che voleva ingannare il diavolo e Paura e delirio a Las Vegas, ha lavorato al progetto per quasi 25 anni dopo che vari tentativi di realizzarlo sono stati funestati e interrotti da ogni possibile disavventura produttiva, facendogli guadagnare la fama di film maledetto.

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‘Unsane’, il nuovo film di Soderbergh girato con un IPhone 7

Unsane

Nell’aridità delle sale cinematografiche, vuote e abbandonate come solo sanno esserlo durante i mesi estivi, c’è un titolo ad essere sulla bocca di tutti: Unsane, girato da Steven Soderbergh interamente con un iPhone 7, la cui camera integrata è stata potenziata da una app in grado di gestire fuoco, esposizione e temperatura. Il mezzo espressivo è unico, ma il risultato è elettrizzante, diramandone le potenzialità e gli esiti ovunque.

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Cannes 2018 come Fort Apache e la crociata contro i film di Netflix

Cannes

L’ultimo segnale controverso, si sa, riguarda la (forse) mancata selezione del film di Sorrentino. Ma se volessimo allungare il tiro e sintetizzare in un titolo il nebuloso stato di salute del più importante cinefestival del mondo penseremmo a Cannes Fort Apache. Perchè se è pur vero che nessuno può scippare ai francesi la consolidata tradizione del marchio abbinata al fulgore ammaliante della Croisette, una serie di scelte strategiche, impennate ideologiche e schermaglie mediatiche rischiano sul serio da qualche anno di fare assomigliare la kermesse primaverile cara ai cinèfili a un fortino assediato dai cambiamenti epocali dell’industria dell’intrattenimento e deciso a custodire sino all’estremo sacrificio un culto ogni giorno che passa impoverito di adepti.

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‘L’ora più buia’ di Wright: la ricostruzione dei venti giorni che determinarono le sorti delle democrazie occidentali durante la seconda guerra mondiale

l'ora più buia

Imperniato sulla ricostruzione dei venti giorni che determinarono le sorti dell’Inghilterra e conseguentemente delle democrazie occidentali nella Seconda guerra mondiale, il film del londinese Wright (Anna Karenina, per citare uno dei suoi film più celebri), L'ora più buia, ha praticamente ipotecato la statuetta per il miglior attore alla prossima edizione degli Oscar. Gary Oldman, infatti, al di là dello strenuo lavoro del truccatore, è superlativo nello scolpire Winston Churchill anche sul piano del carattere, lo spirito e il pensiero per la cui attendibilità non sarebbe bastata la sola performance mimetica.

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Venezia 2017: vince “The Shape of Water”di Guillermo Del Toro, raffinato fantasy dal temperamento umanistico

venezia 2017

The Shape of Water di Guillermo del Toro si è aggiudicato il Leone d’Oro per il miglior film della Mostra di Venezia 2017. La pellicola, che certamente non è un capolavoro, ma che conferma la felice predisposizione del regista messicano amante di creature fantastiche Guillermo del Toro per un cinema immaginario nutrito da citazionismo cinefilo, temperamenti umanistici e tecnica raffinatissima, quasi manieristica, è un interessante mix favolistico tra La Bella e la Bestia e il neo-romanticismo onirico alla La La Land, che avrà successo presso il pubblico in virtù di una straordinaria accuratezza della ricostruzione dell'epoca della Guerra fredda, una serie d'interpretazioni impeccabili, prima fra tutte quella di Sally Hawkins e una tensione costante e coinvolgente abbastanza rara a molti autori.

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