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‘Giurato numero 2 ‘, l’ambiguità morale secondo Clint Eastwood

Clint Eastwood

Cinquant'anni dopo che Roland Barthes e Michel Foucault hanno avviato la demolizione del concetto di autore, sottolineandone l'inadeguatezza come fonte di significato, la critica cinematografica oscilla ancora tra approcci devoti e cauti alla questione. I primi, come se fossero improvvisamente liberati dalla repressione del loro entusiasmo, abbracciano con tutto il cuore l'autore come pratica euristica e propongono di usarlo come fonte di analisi esplicativa. I secondi, spesso allineati al pensiero post-strutturalista, cercano di delineare i modi in cui gli autori influenzano la circolazione della loro opera senza cadere nella trappola di difendere la reificazione borghese della loro posizione. Tra questi ci sono stati tentativi di affrontare i contesti storici e istituzionali degli autori, che hanno spesso ridotto la loro funzione a meri partecipanti alla commercializzazione del cinema, insieme a una ripresa di studi che si aggrappano ancora alla capacità dell'autore di mobilitare aspetti dell'identità, ad esempio, attivando fantasie sulla capacità degli spettatori di avere il controllo del significato ed   esprimersi.

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‘The Beguiled’. Il film più controverso e visionario di Siegel

The Beguiled (1971, titolo italiano, La notte brava del soldato Jonathan) è uno dei film più potenti, coesi, visionari e controversi diretti da Don Siegel, sceneggiato magnificamente con una sottile connotazione psicologica, pennellate antropologiche di magistrale riuscita, composto e sfrenato nel medesimo gesto registico. La trama è semplice, lineare, scarnificata fino all’estremo dell’essenziale, e tutto si svolge all’interno del collegio femminile sudista. Ma il modo peculiare con cui Don Siegel dà estro all’affresco dei personaggi, la cura nelle inquadrature, il dinamismo delle immagini e le suggestioni pressoché pittoriche degli interni, degli sguardi, dei volti, sono qualcosa che difficilmente si lascia dimenticare.

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“Richard Jewell”, il nuovo granitico film di Clint Eastwood basato su una storia vera

Clint Eastwood

A ottantanove anni e il quarantaduesimo film da regista Clint Eastwood assomiglia ormai a una delle sculture dei volti dei presidenti Usa scolpite nella roccia del Monte Rushmore in Dakota. Non solo e non tanto nei lineamenti istoriati di rughe eppure dotati di un’espressione fiera e uno sguardo vivido, però, quanto nello stile delle sue messinscene che sono diventate sempre più essenziali, sobrie, inscalfibili, appunto granitiche. Repubblicano ostile ai liberal ma implacabile nel denunciare malefatte, zone d’ombra e ingiustizie tollerate dal fronte conservatore, l’autore di capolavori come “Un mondo perfetto”, “Gli spietati”, “Gran Torino”, “Mystic River”, “Million Dollar Baby” e tanti altri conferma, in effetti, anche nel nuovo “Richard Jewell” di volere e potere restare soprattutto “fedele a se stesso” come recita il titolo del bellissimo libro di interviste curato da Robert E. Kapsis e Kathie Coblentz recentemente pubblicato da Minimum fax.

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‘The Mule-Il corriere’, il road movie malinconico e autoironico di Eastwood

eastwood

Che fantastico rilievo assume via via la performance di Eastwood: degno di un antieroe uscito dalle pagine di Cormac McCarthy, riesce a duplicare se stesso, ora recitando in surplace, ora sfidando con incoscienza il rischio, ora prendendo di petto chi non gli piace, ma sempre capendo e facendo capire benissimo che il tempo è l’unica merce che non potrà mai comprare. Nessun compiacimento, nessun pietismo, nessuna scusa, nessuna redenzione come avveniva, invece, in “Gran Torino” (firmato dallo stesso sceneggiatore Schenk). Se la vecchiaia esiste, la si può beffare. Se il naufragio è imminente, bisogna andargli incontro ghignando. Se il suo giorno sta per finire, El Tata affronterà la notte senza allentare la presa sul volante di una morale pratica, uno spirito indomabile e un caparbio amore per la propria terra.

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‘Sully’ di Clint Eastwood: l’eroico destino di chi compie solo il proprio lavoro

Sully di Eastwood

Sully è il nuovo film dell'inossidabile fuoriclasse del cinema internazionale Clint Eastwood, uscito nelle sale italiane lo scorso 1 dicembre e che ha per protagonista Tom Hanks. L'ottantaseienne Eastwood dimostra di avere una vena creativa inesauribile e sforna un altro capolavoro prendendo le mosse dallo straordinario evento avvenuto il 15 gennaio del 2009, quando il volo di linea Airways 1549, affidato alle esperte mani del capitano Chesley “Sully” Sullenberger, fu costretto dopo pochi minuti dal decollo a tentare un ammaraggio d’emergenza sulle acque newyorkesi dello Hudson in seguito all’avaria di entrambi i motori.

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L’eredità di Michael Cimino, genio anarchico

Michael Cimino

Michael Cimino, anarchico e visionario regista italo-americano passato alla storia del cinema per il capolavoro Il cacciatore, si è spento il 2 luglio scorso all'età di 77 anni. Una morte inaspettata soprattutto se si pensa che in occasione dello scorso Festival di Locarno ad agosto, il regista era apparso sereno ed entusiasta della calda accoglienza da parte del pubblico.

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