Il tratto di Egon Schiele è asfitticamente deformato e steso tra due espressioni: il sesso e la morte. La sua malinconia è un sentimento disperato, una discesa sconfinata negli inferi e nelle viscere dell’essere umano. Schiele, in un perpetuo frammentarsi, trascina per la prima volta nella pittura, l’asprezza della carne nel sesso. Come la modernità, i corpi sono malattie distruttive e dannazioni eterne. Non è pensabile uscire dalla carne poiché è castigo senza espiazione.
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