Giunto faticosamente alla fama negli anni dieci e rafforzatosi nella stima generale tra gli anni venti e trenta del secolo scorso, il professore Alfredo Panzini è stato narratore, critico, elzeverista, lessicografo, traduttore e saggista, celebre e amato dai suoi contemporanei, una figura di primo piano nel panorama delle lettere italiane del tempo che fu, ma poi nel secondo Novecento ignorato dalla critica, è stato consegnato ad un oblio che lo ha tagliato fuori dal mercato editoriale. L'esordio narrativo di Panzini risale al 1893, quando pubblicò, negli anni dominati dalla narrativa verista e positivista, Il libro dei morti, passato quasi inosservato alla critica e al pubblico, cui fece seguito, tre anni dopo, la raccolta di novelle Gli ingenui, su cui cadde l'attenzione di Luigi Capuana, il quale gli dedicò, insieme a Grazia Deledda, un paragrafo del suo libro Gli ismi contemporanei, cogliendo nell'autore una certa maturità letteraria rispetto a Il libro dei morti e il suo maggior difetto nel fatto che "è un artista che pensa troppo, o meglio, che lo lascia scorgere troppo". Dopo il secondo romanzo La moglie nuova del 1899, Panzini pubblicò come strenna il volume di novelle Lepida et trista (1901-1902), quasi contemporaneamente a Piccole storie del mondo grande, pubblicato con il più grande editore del tempo, Emilio Treves.
Read More »Il bacio di Lesbia, la vita romanzata di Catullo
Il bacio di Lesbia è un romanzo del 1937 dello scrittore Alfredo Panzini che si presenta come conclusione del laborioso cursus professionale dello scrittore romagnolo. Il viaggio nel tempo sulle tracce del mito umano e letterario di Catullo si inserisce in maniera coerente nell'orbita ideologica di Panzini, ovvero un intellettuale di stampo carducciano la cui matrice umanistica soffre i cambiamenti strutturali che hanno sconvolto il microcosmo culturale e sociale nel quale lo scrittore si è formato.
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