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Boris Vian, tra musica e letteratura, sperimentatore ineffabile

boris vian

Le evoluzioni di Boris Vian in campo musicale sono da ascrivere al clima di generale rinnovamento artistico in cui il Jazz la fa da padrone, configurandosi come nuova tradizione, destinata a porsi come erede del Charleston degli Anni ‘20. Se la felice temperie culturale parigina ha contribuito ad attirare in Francia musicisti come Duke Ellington, ben presto si assiste al fiorire di nuovi gruppi Jazz quali il Quartet du Hot Club de France, oltre alle riviste settoriali nelle quali lo stesso Vian scrive numerosi articoli di critica e ritratti di artisti dell’epoca. Quando il jazz prende piede, a dispetto delle critiche antimoderniste ed antiamericaniste che rifiutavano il cosiddetto bepop, Boris Vian si colloca nei club del quartiere parigino di Saint-Germain, pian piano sostituitosi nella sua funzione a Montmartre. Cafè de Flore, Tabou, Saint-German (di proprietà dello stesso Vian) sono i club che si configurano come incubatori di una tradizione, punto di ritrovo non solo per musicisti ma anche per intellettuali (Quenau, Merleau-Ponty, Lemarchand, Camus, Sartre).

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“Trilogy”: in ricordo di Keith Emerson

In questo annus horribilis per il rock è da segnalare la scomparsa, il 10 marzo 2016, di Keith Emerson, forse il miglior pianista, tastierista, organista (insieme a Rick Wakeman) dell’intero panorama musicale del secondo dopoguerra. Geniale, istrionico, raffinato, spettacolare (leggendarie le coltellate inflitte sul palco al suo organo Hammond), tecnicamente inarrivabile, Emerson è stato paragonato più volte a Jimi Hendrix per le innovazioni, i suoni e le soluzioni armoniche apportate allo strumento. Gran compositore, arrangiatore e produttore è stato capace di unire i tumulti del rock alle suggestioni classiche diventando immediatamente un gigante del progressive rock.

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“The Dictionary Of Soul”: la grammatica di Mr.Redding

Otis Redding riesce ad infondere, in tutto il suo repertorio ma soprattutto in The Dictionary of soul, tanto pathos, tanto fascino e tanta suggestione da divenire, in breve tempo, il più famoso e celebrato artista soul di tutti i tempi. Basti pensare che nel giugno del 1967 è l’unico rappresentante del genere ad essere invitato sul palco del Monterey Pop Festival a fianco di artisti quali Jimi Hendrix, Janis Joplin, The Animals e Simon & Garfunkel.

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