Il 17 gennaio 1949, a poco meno di un anno dalla sua morte, Cesare Pavese ammise che si era a lungo vergognato de "Il carcere" come una ricaduta nel solipsismo e disse di essersi reso conto che questo problema lo attanagliava ancora, anche quando scriveva "La casa in collina".
Read More »‘La casa in collina’: la guerra mondiale e intima descritta da Pavese
Il Pavese de “La casa in collina” è un Pavese forse inedito: i toni solipsistici di una solitudine quasi “fine a se stessa” di altre sue opere come “Feria d’agosto”, “La bella estate”, appaiono qui come abbandonati. Il Pavese che fa pronunciare a Corrado quelle parole è forse un autore già all’apice della sua maturità letteraria, senza neanche che, come la maggior parte della critica scrive, occorra aspettare “La luna e i falò”.
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