Era partito bene Cannes 2021, con "Annette" di Leos Carax, folle musical di passione e tormento, con Adam Driver e Marion Cotillard. Lui è un cabarettista, sempre di cattivo umore, che finge di strozzarsi con il microfono mentre è sul palco. E anche sul tappeto rosso era imbronciato.
Read More »‘Doppio amore’, il thriller erotico di Ozon che si compiace delle proprie visioni a scapito delle narrazioni
Incurante del fatto che i critici d’antan usavano puntualmente l’espressione “cinema ginecologico” per stroncare i film di Tinto Brass e affini, Ozon esordisce quasi subito con uno zoom all’indietro dello speculum dall’interno di una vagina seguito dal fulmineo taglio di montaggio che riprende in verticale il dettaglio di un occhio della paziente. In quanto all’interpretazione della sequenza ambientata in uno studio medico, gli spettatori sono lasciati del tutto liberi (azzardiamo: il sesso sta nello sguardo?). Per Doppio amore, dunque, le reazioni del pubblico saranno forti e divise già dall’incipit, ma in ogni caso il resto del film non stacca mai il pedale dalla sistematica esasperazione dei temi cari al regista: il sesso, la cartografia dei desideri segreti, i trompe-l’oeil tra sogno e realtà, i disturbi ossessivo-compulsivi, la tematica del doppio e una spirale di incubi riverberati da quadri, arredi, finestre e, guarda caso, un’infinità di specchi nella “pupilla” della macchina da presa in qualche modo assimilata al dilatatore corporeo dell’inizio. Trasponendo a Parigi un racconto dell’americana J. C. Oates, l’autore di Sotto la sabbia, Angel e Frantz dà fondo alle sue innegabili e talvolta esaltanti doti d’eleganza formale e raffinatezza compositiva per allestire l’ennesimo thriller erotico tipico di un cinéfilo edipico sotto perenne influenza di padri geniali quanto ingombranti (Bunuel, Hitchcock, Polanski, De Palma, Cronenberg) da cui, però, non riesce mai a liberarsi e quindi simbolicamente a uccidere.
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