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Chi sono i morti dell’Europa? Il vuoto di Renzi, Salvini e della sardina Sartori

sardina

Pavel Ivanovič Čičikov attraversa la Russia per acquistare anime morte, i servi della gleba deceduti ma non ancora registrati come tali, così da costruirsi un capitale di spettri, una ricchezza fantasmatica da tramutare, poi, in viatico d’ascesa sociale. Questa figura mediocremente cordiale, “un uomo molto ammodo, comunque lo si rigirasse”, cui Gogol’ attribuisce i tratti della più totale banalità – né bello né brutto, né grasso né magro, né vecchio né giovane – è la metafora letteraria perfetta per il vuoto di rappresentanza che infesta l’Europa, reso ormai palese dal recente trionfo dei conservatori di Boris Johnson in Gran Bretagna.

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Trump e Kim: s’erano tanto armati

Corea

La regola aurea ha funzionato di nuovo: chi ha la deterrenza, ce l’ha vinta. La Repubblica Popolare Democratica di Corea, un paese da sempre considerato usurpatore e terrorista, finalmente ha avuto la sua legittimazione ufficiale per mezzo del vertice sull’isoletta di Sentosa, presso Singapore. Kim Jong-un, giovane leader supremo, uomo vicino al popolo e cresciuto con il pallino per la pallacanestro, forse ora sogna di assomigliare ad un novello Deng Xiaoping, successore di Mao Zedong e traghettatore della Cina comunista verso il mondo del capitale globale. Cosa succederà nell’effettività? Questo solo le prossime settimane ce lo chiariranno, tuttavia Donald Trump, l’altro protagonista, ne esce sicuramente rafforzato, sia internamente che esternamente. Il POTUS, abbandonati i consueti tavoli occidentali – vedasi il caso G7 – preferisce vestire i panni del protettore della pace e degli equilibri orientali, incassando un successo geopolitico non indifferente. Trump mira ad un suo rafforzamento in oriente, in vista del nascente super blocco asiatico – Russia, Cina e le due Coree appunto –. Tutto passa dal giovanissimo “Rocket Man”, oramai riavvicinatosi al suo “corrispettivo” sudcoreano Moon Jae-in. I sogni di riunificazione stanno via via prendendo forma e molto del merito va proprio al presidente Moon.

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C’est la vie, caro Sarkozy!

sarkozy

«Siamo fatti così, Sarko-no, Sarkozy!». Recita tali parole una canzone demenziale di Simone Cristicchi, apparsa al Festival di Sanremo di nonna Pina (Antonella Clerici) nel 2010. Non trasmette sommariamente una beata ceppa, eppure ci fotografa nettamente la vicenda che nelle ultime ore squassa la Francia: l’ex presidente della Repubblica Libertè, Égalitè et Fraternitè, Nicolas Sarkozy, è in stato di fermo nell’intestino della caserma della Polizia Giudiziaria di Nanterre, mite sobborgo di Parigi. La notizia fa eiaculare i cronisti francesi di «Le Monde», che erano un po’ annoiati negli ultimi tempi a causa della tregua dell’Isis sul territorio bleu. Che cosa vuoi che ne sappiano di scandali politici i cugini francesi? L’Italia rimane il Paese dominante in questo settore, “Mani pulite”, “Cosa Nostra”, e tutte le inchieste con suffisso “opoli”, ci fanno sempre battere il cuore.

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Cosa sappiamo dell’attentato a New York

New York attentato

Ieri, quando in Italia erano circa le 20.30, un furgone ha colpito uno scuolabus e investito diverse persone su una pista ciclabile nella zona sud di Manhattan, New York. Nell’attacco sono state uccise 8 persone e altre 11 sono state ferite. Quello che è successo è stato trattato quasi subito come un attentato terroristico, anche se finora non c’è stata alcuna rivendicazione. L’uomo alla guida del furgone è stato ferito da colpi d’arma da fuoco sparati dalla polizia e poi arrestato. Nelle ultime ore stanno emergendo diverse informazioni sul suo conto: si chiama Sayfullo Saipov, ha 29 anni, è originario dell’Uzbekistan e lavorava come autista per Uber, il famoso servizio di auto private a noleggio con conducente. Non ha precedenti penali rilevanti. Oggi il governatore di New York, Andrew Cuomo, ha confermato una notizia che era già circolata ieri sera: cioè che dentro il furgone usato per compiere l’attacco sono stati trovati dei riferimenti allo Stato Islamico (o ISIS).

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La secessione catalana: un’analisi economica e finanziaria

secessione catalana

La vicenda della secessione catalana, se osserviamo gli eventi degli ultimi anni, fa parte sicuramente di un processo di accelerazione di conflitti territoriali e politici che è un effetto diretto del crack globale del 2008.  Il referendum scozzese, la Brexit, la stessa primavera araba si possono riassumere in questo tratto unitario di spiegazione. Poi ogni vicenda ha il proprio retroterra storico ma, fatto sta, che quando la grande finanza esplode la geopolitica ne risente.

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Trump presidente, anche Reagan faceva paura. Ma chi temeva disastri fu smentito

Trump come Reagan

Washington, 10 novembre 2016 - Il cow boy e il loose cannon! Nel vocabolario della sinistra il cow boy era Ronald Reagan. Ora il loose cannon, cannone libero o mina vagante, è Donald Trump. Reagan fu eletto nel novembre 1980. Poveri noi, si leggeva, ha il dito sul grilletto. È un anticomunista viscerale, un nemico della coesistenza pacifica. Farà scoppiare la terza guerra mondiale.

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Donald Trump e Hillary Clinton: l’inquietante e la muffa

Donald Trump vs Clinton

Diciamo la verità: i candidati per le vicinissime Presidenziali USA non brillano per profondità intellettuale e contenuti. Anche il terzo e ultimo scontro tenutosi pochi giorni fa a Las Vegas tra il repubblicano miliardario Donald Trump e la democratica moglie di Bill Clinton, Hillary è stato certamente deludente per chi si aspettava colpi di scena, conigli dal cilindro o comunque qualcosa che andasse oltre gli scontati colpi bassi reciproci.

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Jobs Act francese: la lotta per i ‘diritti’ è un dovere

jobs act francese

Qualcuno parlerebbe di rivoluzione, al massimo di guerra civile; ma forse tali definizioni non sono adatte, non del tutto, a spiegare che cosa sta accadendo in Francia. Di sicuro una mobilitazione sociale si percepisce, ed è netta. I cittadini dicono no alla legge del lavoro, lo chiamano Jobs Act francese. Il Loi Travail sulla scia renziana, propone un aumento delle ore lavorative, un predominio del contratto aziendale su quello collettivo nazionale, e agevola i licenziamenti, come l’interruzione economica del contratto di lavoro.

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