L’uomo che parlava alle vigne è un libro di Pierpaolo Palladino edito dalla casa editrice La Mongolfiera, in cui storia, natura ed elementi magici si intersecano per raccontare le vicende della famiglia Lulic, al confine con la Slovenia. Sono tre le generazioni protagoniste del romanzo: Jozef, il figlio Gaspere e il nipote Pavel. Ma il vero elemento di narrazione di tutto il libro resta il vino, filo conduttore e guida all’interno del testo. Il racconto inizia durante la Prima Guerra Mondiale e termina negli anni ’80; l’autore ripercorre diversi momenti storici salienti di questi anni, senza tralasciare le avversità del periodo, sottolineando aspetti ancora tristemente attuali come la discriminazione, l’oppressione delle minoranze, la violenza dei conflitti, il liberismo imperante. La storia è così scandagliata e descritta dai soggetti che la subiscono e, annaspando nel mare di tumulti storici e di vita vissuta, cercano di sopravvivere non tradendo sé stessi.
Read More »‘Almanda’ di Ennio Maria Petruzzella: il realismo magico che descrive una città ideale tra sogno e realtà
Il desiderio di sopravvivere alla morte lasciando una traccia terrena della propria esistenza è da sempre l’ambizione di tutti i grandi uomini, che per merito delle loro opere vorrebbero ottenere fama imperitura. Ed è di questo che tratta “Almanda, il viaggio” raccontando la storia della fondazione dell’omonima città e della sua condizione un secolo dopo l’edificazione. Stridente è il contrasto tra l’entusiasmo dilagante che ha condotto alla nascita di Almanda rispetto all’atmosfera grigia come il suo cielo funereo soltanto cent’anni dopo. Una città destinata a grandi fasti e nota in tutto il mondo per le sue manifatture esportate ovunque, anche nel Vecchio Continente, ritrovarsi improvvisamente al buio e senza più speranza.
Read More »Il fantastico nei racconti di Massimo Bontempelli: da ‘La scacchiera davanti allo specchio’ a ‘Eva ultima’
In particolare sono due i generi affrontati da Bontempelli che più hanno risentito dell’influenza del fantastico, il meraviglioso fiabesco delle Due favole metafisiche e i racconti. Quali sono i procedimenti narrativo-retorici e i sistemi tematici che dimostrano l’influenza di tale modo sui diversi generi? Attingendo ai contributi di Ceserani, sarà importante illustrare ora gli elementi specifici più ricorrenti del modo fantastico.
Read More »Jorge Luis Borges, tra mito e logos, amante dell’Europa, con una vocazione universale opposta al cosmopolitismo straccione odierno
Destra o sinistra, poco importa, uno scrittore deve pensare ad altro: «I comunisti – raccontò Borges ad Alberto Arbasino – mi considerano un fascista, i fascisti mi considerano un comunista, dunque non sono da nessuna parte, sono un vecchio individualista». Lo accusarono di “cosmopolitismo culturale”, lui, amante dell’Europa, ebbro dell’idea di sintetizzare Oriente e Occidente, con una vocazione universale (non universalistica) che rigettava l’idea di esaurirsi in una letteratura, in una nazionalità. Considerava la storia del mondo come uno spartito, (la sola) in grado di far incontrare culture diverse senza spargimenti di sangue. Una vocazione, ça va sans dire, opposta a quel cosmopolitismo straccione che oggi è la madrelingua di un mondo globalizzato e sradicato.
Read More »In ricordo di Michel Tournier, mitografo-indagatore
Si è spento il 20 gennaio scorso, all'età di 91 anni lo scrittore francese, esponente del realismo magico, Michel Tournier. Tournier ha vissuto la sua gioventù a Saint-Germain-en-Laye e a Neuilly-sur-Seine. La sua educazione è intrisa di cultura francese, influenzata dalla musica e dal cattolicesimo e poi segnata anche brevemente dalla cultura tedesca. I suoi primi lavori sono stati nel mondo della radio e della televisione come giornalista, ha condotto la trasmissione L'ora della cultura francese, ha lavorato per la radio Europe 1 e collaborato con Le Monde e Le Figaro. Nel 1967 ha pubblicato il suo primo romanzo Venerdi o il limbo del pacifico e viene premiato con il Grand prix du roman della Académie française. Il libro è una rivisitazione del personaggio di Robinson Crusoe intriso del pensiero di Jean-Jacques Rousseau.
Read More »Anna Maria Ortese, solitaria sacerdotessa della scrittura
La solitaria e "antipatica" (come si definiva lei stessa) Anna Maria Ortese è stata una scrittrice di rara sincerità, forse è proprio per questo suo modo di essere che, quando era in vita, era poco ascoltata, e oggi quasi per nulla ricordata. Il suo vivere deliberatamente in solitudine e il suo carattere riservato che non si sposava affatto con la mondanità sono da considerare soprattutto in riferimento all'insofferenza della Ortese per i circoli letterari, le apparizioni in pubblico, le promozioni editoriali e i salotti culturali.
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