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Tag Archives: romanzi italiani

‘Anja, la segretaria di Dostojevskij’ di Giuseppe Manfridi sarà presentato a Roma il 17 novembre prossimo

dostojevskij e Anja

Il 17 novembre prossimo, nella sede della Casa Editrice La Lepre, in via delle Fornaci 425 a Roma sarà presentato il romanzo Anja, la segretaria di Dostoevskij dello scrittore Giuseppe Manfridi (Edizioni La Lepre, Collana Visioni). Giuseppe Manfridi, già co-sceneggiatore del film Ultrà (Orso d’Argento nel 1991, con la regia di Ricky Tognazzi, al Festival di Berlino), e già selezionato due volte per il Premio Strega, è scrittore e autore teatrale rappresentato in Italia e all’estero. Tra le sue commedie di maggior successo ricordiamo: Giacomo il prepotente (1989), Ti amo Maria! (1990), Zozòs (1994), La cena (in scena dal 1990). Il debutto nella narrativa lo vede subito nella dodicina dello Strega 2006 con Cronache dal paesaggio (Gremese 2006), evento che verrà replicato nel 2008 con La cuspide di ghiaccio (Gremese).

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‘Il destino di stelle cadenti’, il fato secondo Emanuele Zanardini

stelle cadenti

Chi si preoccupa del destino delle stelle cadenti? Se lo chiede Cassiopea, protagonista femminile del romanzo Il destino di stelle cadenti di Emanuele Zanardini, la sera di San Lorenzo, mentre osserva il cielo stellato. Nella sua vita ne sono sfrecciate di stelle cadenti, che l'hanno illuminata per un istante e poi sono svanite. Come il padre, che non ha mai conosciuto. "Non credevo che una ragazza potesse essere così felice con me". Milo si sorprende di tanta fortuna. E infatti non dura molto. Precario nella vita, soprattutto negli amori, si innamora almeno una volta al giorno. Anche di quella ragazza, che sembra un extraterrestre che guarda la sua navicella spaziale volare via. Cassie e Milo, due astri la cui orbita si congiunge per un breve tratto, che torna a dividersi per poi ancora unirsi, in un viavai di attese, di delusioni ma anche di forti emozioni. Quale sarà il loro destino? Vagare da soli nell'immenso spazio della loro esistenza, oppure riavvicinarsi definitivamente per costruire insieme il loro futuro?

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Al via la terza edizione del Premio Internazionale dedicato a Grazia Deledda, il “Galtelli Literary Prize”

Galtellì Literary Prize

Il Comune di Galtellì bandisce la terza edizione del Premio Letterario Internazionale dedicato a Grazia Deledda, l'unica donna italiana ad aver ricevuto il Nobel per la Letteratura. La scrittrice nuorese ambientò il suo romanzo più celebre, Canne al vento, proprio a Galtellì. E da questo romanzo trae ispirazione il "Galtellì Literary Prize", nato con l'intento di valorizzare la poetica deleddiana. «Uno degli scopi che ci siamo prefissi con l'istituzione del Premio nel 2015 è quello di attualizzare la figura di Grazia Deledda e di renderla accessibile a tutti», spiega Giovanni Santo Porcu. «Una scrittrice, tradotta in oltre quaranta lingue, che ci ha omaggiati rendendo protagonista la nostra terra.»

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Il 12 aprile a Roma la presentazione de ‘L’Azienda’, il romanzo utopico di Cristiano Chiesa-Bini

romanzo l'azienda

E' prevista a Roma il prossimo 12 Aprile presso la Biblioteca Marconi di via Marconi la presentazione de "L'Azienda", romanzo utopico e realistico di Cristiano Chiesa-Bini. L'autore, che ha esordito nel 2015 col saggio "...è una bella DOMANDA!", catapulta il lettore nel 2055, un tempo non troppo lontano dove, come immaginato da Orwell, la popolazione è tenuta sotto controllo dal sistema: sopra tutti e tutto, il grande cervello organizzativo dell'Azienda, che appiana le differenze individuali per garantire l'assenza di conflitti. La storia della protagonista, Cinzia Proietti classe 2022, s'intreccia con gli eventi storici, politici e con il destino dell'intera umanità. Un libro semplice e mai scontato, dal ritmo incalzante, che estremizza le conseguenze del domani per ragionare sulle scelte dell'oggi e che esce in contemporanea anche in formato Audio Libro.

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‘L’amica geniale’: il romanzo del ricordo sulle età della vita, di Elena Ferrante

Le due bambine si tengono la mano su per la scala buia e polverosa della vita. Il loro mondo è quello di un rione povero di Napoli, pare un paese sperduto, la città è appena dietro la collina ma sembra già un’altra realtà. Nelle strade, fra i palazzi la voce della violenza impesta l’aria, memorie di tempi lontani che affondano le radici ben prima della nascita delle due protagoniste di quest’ultimo libro di Elena Ferrante, L’amica geniale (edizioni e/o, pp. 329, € 18). L’infanzia di Lila e Lenù è un’infanzia di brutalità, di pietre in faccia, di sangue, di urla contro i genitori, di voli fuori dalla finestra scaraventate da padri imbufaliti. I bambini riproducono i comportamenti degli adulti, delle proprie famiglie, l’odio si rigenera nei figli eppure una strada alternativa sembra spalancarsi di fronte alle due ragazzine: la scuola, se sei bravo, se brilli la maestra ti apprezzerà e così l’intero rione, e chissà, forse potrai andare via, scrivere un romanzo e diventare ricco e famoso. E Lila era bravissima, aveva imparato a leggere da sola, sapeva fare i conti a mente a una velocità fulminea, pur essendo ribelle e fastidiosa in classe. Noi la guardiamo crescere attraverso gli occhi dell’amica Lenù, voce narrante, che la trova talmente intelligente che i suoi sentimenti d’affetto si mescolano spesso all’invidia e a un senso d’inferiorità e d’impotenza. Lenù è la ragazzina buona e diligente che non ha nulla di quel demone geniale che scorge così potente nella sua amica. Tenta di starle dietro, studia solo per cercare di superarla. Tutto inutile, Lila è troppo. Almeno Lenù si sente bella, è bionda e paffuta, Lila invece no, è così magra che sembra rachitica, con quei capelli neri sempre arruffati. Ma l’infanzia finisce e l’adolescenza stravolge tutto, Lila non può proseguire gli studi perché i genitori sono troppo poveri. Solo Lenù continuerà la scuola e sarà l’unica sua ricchezza, l’unica forza. E se per un po’ Lila tenta di starle dietro studiando latino e greco sulla panchina del giardino pubblico, e divorando romanzi presi in prestito nella biblioteca della scuola, ben presto comincerà a infuocarsi per altro, ad esempio per la politica che sembra finalmente dare “motivazioni concrete, facce comuni al clima di astratta tensione” che avevano respirato nel quartiere. “Il fascismo, il nazismo, la guerra, gli Alleati, la monarchia, la repubblica, lei li fece diventare strade, case, facce, don Achille e la borsa nera, Peluso il comunista, il nonno camorrista dei Solara, il padre Silvio, fascista peggio ancora di Marcello e Michele, e suo padre Fernando lo Scarparo, e mio padre, tutti tutti tutti ai suoi occhi macchiati fin nelle midolla da colpe tenebrose”. Quelle di Lila sono passioni brucianti che si consumano in un baleno. Ma se la scuola non è più per lei un modo per mostrare al mondo quel suo stile da fuoriclasse nel frattempo Lila è diventata bella, sensuale e corteggiatissima, sempre al centro dell’attenzione, immischiata più che mai nei meccanismi violenti del rione, tra spasimanti, fidanzati, fratelli, progetti imprenditoriali per arricchire la famiglia e un matrimonio ambiguo tra amore e convenienza. Questa è la storia dell’evolversi della vita attorno a quella stretta di mano nata durante l’infanzia. Le bambine crescono, cambiano, si osservano, si invidiano, si stimano, si amano. Sono l’una l’amica geniale dell’altra, lo specchio dentro cui osservare se stesse e la povertà di Napoli. Contro ogni aspettativa Lila, ribelle e fulminante, sembra affondare sempre più le sue radici tra i palazzi del quartiere, Lenù invece, nella sua insicura pacatezza comincia a desiderare di diventare altro, volare via. Non è questo un romanzo dalle grandi rivelazioni, di quella violenza del sud incancrenita e tramandata di generazione in generazione s’è già parlato molto, da Sciascia fino a Saviano. Eppure la scrittura luminosa di Elena Ferrante imbriglia la lettura e la trascina. E la storia è viva più che mai, le due ragazzine crescono sotto i nostri occhi con tutte quelle sfumature psicologiche che danno un’impronta profonda alla narrazione. La casa editrice e/o ha annunciato per i prossimi mesi altri volumi di Elena Ferrante sulla giovinezza, la maturità e la vecchiaia delle due amiche ‘geniali’. Sarà un raro esempio di romanzo di formazione italiano?

Due bambine si tengono la mano su per la scala buia e polverosa della vita. Il loro mondo è quello di un rione povero di Napoli, pare un paese sperduto, la città è appena dietro la collina ma sembra già un’altra realtà. Nelle strade, fra i palazzi la voce della violenza impesta l’aria, memorie di tempi lontani che affondano le radici ben prima della nascita delle due protagoniste di quest’ultimo libro di Elena Ferrante, L’amica geniale (edizioni e/o, pp. 329). L’infanzia di Lila e Lenù è un’infanzia di brutalità, di pietre in faccia, di sangue, di urla contro i genitori, di voli fuori dalla finestra scaraventate da padri imbufaliti. I bambini riproducono i comportamenti degli adulti, delle proprie famiglie, l’odio si rigenera nei figli eppure una strada alternativa sembra spalancarsi di fronte alle due ragazzine: la scuola, se sei bravo, se brilli la maestra ti apprezzerà e così l’intero rione, e chissà, forse potrai andare via, scrivere un romanzo e diventare ricco e famoso. E Lila era bravissima, aveva imparato a leggere da sola, sapeva fare i conti a mente a una velocità fulminea, pur essendo ribelle e fastidiosa in classe. Noi la guardiamo crescere attraverso gli occhi dell’amica Lenù, voce narrante, che la trova talmente intelligente che i suoi sentimenti d’affetto si mescolano spesso all’invidia e a un senso d’inferiorità e d’impotenza. Lenù è la ragazzina buona e diligente che non ha nulla di quel demone geniale che scorge così potente nella sua amica. Tenta di starle dietro, studia solo per cercare di superarla. Tutto inutile, Lila è troppo. Almeno Lenù si sente bella, è bionda e paffuta, Lila invece no, è così magra che sembra rachitica, con quei capelli neri sempre arruffati.

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Premio Strega 2015: vince Nicola Lagioia

Premio strega 2015

Con un risultato quasi imprevisto e inaspettato ha vinto La ferocia di Nicola Lagioia. Lo scrittore barese si è aggiudicato il premio Strega con ben 145 voti . Al secondo posto si è classificato La sposa di Mauro Covacich, con 89 voti. Al terzo Storia della bambina perduta di Elena Ferrante, con 59 voti. Ed infine il quarto posto a pari merito, con 37 voti ciascuno è andato a Chi manda le onde di Fabio Genovesi che ha vinto lo Strega Giovani e Come donna innamorata di Marco Santagata. A presiedere lo spoglio dei voti è stato Francesco Piccolo, il vincitore dello scorso anno.

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Campiello 2014: vince Giorgio Fontana con ‘Memorie di un uomo felice’

Giorgio Fontana

Ieri si è conclusa presso il Teatro La Fenice di Venezia la cinquataduesima edizione del Premio Campiello 2014. Con grande sorpresa il vincitore è stato Giorgio Fontana, trentatré anni e il più giovane vincitore nella storia del Campiello. Dalla Giuria dei Trecento Lettori Anonimi sono arrivati per lui 107 su 291. Questo ragazzo ha battuto tutti con il suo “Memorie di un uomo felice” edito da Sellerio che racconta la storia del magistrato Giacomo Colnaghi in lotta contro il terrorismo politico nella Milano anni '80.

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