Figura straordinaria e contraddittoria, Simone Weil attraversa come una rapida meteora il firmamento culturale della prima metà del '900. Irrequieta e indipendente, rifiuta schemi ed etichette confezionati da altri e fa della sua breve vita una ricerca tenace, affannosa, disperante ed impronta il suo stile di vita alla partecipazione, all'impegno, alla sperimentazione, alla testimonianza. La troviamo così nelle vesti di insegnante di filosofia, di operaia, in quella di combattente, sia pure per pochi giorni, nella guerra civile spagnola ("per non essere assente"), di animatrice di primo piano nel dibattito politico, spirituale e filosofico del tempo. Quantunque di famiglia ebrea, non si riconosce in quella religione e non accetta di soffrire, perché la ritiene una condizione non scelta da lei. Appartiene all'area politica della sinistra, ma non ne sposa completamente l'ideologia. Né con la Chiesa, né con Marx. Ci viene in mente la figura di Ignazio Silone, cristiano senza chiesa, socialista senza partito.
Read More »La violenza morale e il rapporto verità-menzogna in Marcel Proust nelle considerazioni di Bataille e Simone Weil
È un Proust meno noto quello che emerge dal saggio La letteratura e il male di Bataille. Il tema della riflessione sembra essere l’urgenza della voce della moralità che si articola nell’approfondimento del rapporto non scontato fra verità e menzogna; in quest’angolazione è possibile fare un raffronto fra il pensiero di Bataille e le osservazioni di Simone Weil sulla moralità in letteratura. Nella lettera ai “Cahiers du Sud” sulla responsabilità della letteratura la scrittrice lamenta, oltre alla «facilità dei costumi letterari» e alla tolleranza della «bassezza», «la carenza del sentimento dei valori» negli scrittori del secolo. La psicologia che è alla base della letteratura contemporanea «consiste nel descrivere gli stati d’animo disponendoli sullo stesso piano senza discriminazioni di valore, come se il bene e il male fossero loro estranei, come se lo sforzo vero, il bene, potesse essere mai assente dal pensiero di un uomo». La letteratura, in altri termini, si muove su «stati d’animo non orientati». L’opera di Proust non sfugge secondo la Weil a questo orizzonte: «Il bene vi appare solo nei rari momenti in cui per effetto del ricordo o della bellezza, si riesce a presentire l’eternità attraverso il tempo». Dalla lettura di Bataille emerge invece l’immagine di un Proust che, con una passione che si spinge fino alle soglie della violenza, persegue verità e giustizia e quindi il Bene.
Read More »‘La persona e il sacro’, l’ultimo saggio di Simone Weil che attacca il concetto di personalismo e la nozione di diritto cui oppone quello di giustizia
Scritto da Simone Weil all’inizio del 1943, poco prima della morte, il breve saggio La persona e il sacro è una sintesi della sua antropologia. Non possiamo dire che qualche essere umano non ci interessa senza ferirlo e senza commettere una grave ingiustizia, però possiamo legittimamente dire che la sua persona non ci interessa. Ma anche in riferimento a se stessi la differenza tra se stessi e la propria persona è essenziale. Infatti, ammonisce la Weil, posso dire «La mia persona non conta” senza degradarmi, ma non posso autoflagellarmi e screditarmi dicendo “Io non conto”» (p. 11). Una determinata persona o la persona umana non hanno nulla di sacro. Sacro è invece un certo uomo in carne ed ossa. Inutile quindi volersi appellare alla persona, che Weil considera una nozione sbagliata. «Se quel che vi è di sacro in lui per me fosse la persona umana, potrei cavargli gli occhi facilmente. Una volta cieco, sarà una persona umana esattamente come prima» (p. 12). Neppure se aggiungiamo i diritti della persona umana andremo lontano. Si tratta di nozioni vuote, ancorate a nulla e quindi suscettibili di essere utilizzate per giustificare qualsiasi tirannia. Di più: se un uomo fosse sacro nella sua interezza, non lo sarebbe per le sue braccia lunghe, per i suoi pensieri mediocri, per la sua occupazione − per nessuno degli aspetti particolari che lo caratterizzano.
Read More »‘L’Iliade o il poema della forza’, l’inesorabile peso con cui la forza schiaccia anche i vincitori secondo Simone Weil
L’Iliade o il poema della forza è un saggio scritto da Simone Weil fra il 1936 e il 1939: l’attualità e la freschezza delle riflessioni della filosofa francese – che rileggendo l’Iliade mette a nudo l’inesorabile peso con cui la forza schiaccia sia vinti che vincitori – costituiscono un sano esercizio intellettuale per interpretare quella che sembrerebbe essere una categoria meta-storica che permea il divenire dall’antica Grecia alla contemporaneità. La forza, e la necessaria violenza attuale o potenziale che la accompagna, lasciano a chi ne è momentaneamente in possesso infinita libertà di agire e di muoversi in uno spazio senza costrizioni. Essa elimina necessariamente quell’intervallo di riflessione che interviene fra il pensiero di un’azione e la sua realizzazione: che motivo avrebbe Agamennone di ponderare le conseguenze del sottrarre Briseide ad Achille, sapendo che questi non potrà nulla a riguardo?
Read More »‘L’azzurro del cielo’, il secondo romanzo erotico del filosofo George Bataille: la ricerca della purezza nel torbido
George Bataille (1897-1962) è stato un intellettuale complesso e discusso. Scrittore, filosofo, sociologo, etnografo, disse di se stesso: “io non sono un filosofo, ma un santo, forse un pazzo”. Forse è proprio quest’ottica di sacrificio (santità) e di gioia mistica (pazzia) la chiave di lettura di Blue du Ciel, L'azzurro del cielo, secondo romanzo erotico – il primo fu Histoire de l’oeil (1928) – in cui confluisce l’episodio “Dirty” scritto già nel 1927. Due le principali influenze letterarie: Sade e le Memorie del sottosuolo di Dostoevskij, tuttavia quest’opera non può essere separata dal resto della produzione batailliana. Vi si sentono un non completo abbandono delle idee rivoluzionario-surrealiste nonché un’anticipazione dell’esistenzialismo francese, anche se in chiave “impolitica”. Con Paolo Tamassia: “il rifiuto della dialettica non significa certo per Bataille l’accettazione rassegnata dello status quo, quanto piuttosto l’avvio della ricerca di uno strumento adatto a sovvertire radicalmente lo stato delle cose, che non sia però suscettibile d’essere volto in positivo. Insomma: un “dispendio senza impiego” difficilmente digeribile per gli intellettuali dominanti dell’epoca.
Read More »Simone Weil, tra i più grandi filosofi del Novecento, fuori da un qualsivoglia sistema entro cui ripararsi, rigorosa cercatrice di Verità anche a scapito della Vita
Filosofa, sindacalista, insegnante, operaia, rivoluzionaria, soldato, idealista, anarchica, mistica, ebrea, cattolica, Simone Weil era tutto questo e molto altro ancora, e la sua vita, più delle sue opere, testimonia di una personalità sempre coerente, esplosiva, anticonformista. Nasce a Parigi nel febbraio del 1909 da una ricca famiglia ebrea. Un’anima sensibile quella della Weil, che a soli quattordici anni affronta una prima crisi esistenziale accompagnata da forti emicranie. Superata la crisi ai tempi del liceo, diviene allieva di La Senne e Alain – quest’ultimo rimase un esempio per l’attivismo politico – ottiene la laurea in filosofia nel 1931 all’Ecole Normale Superieure. E’ a questo punto che comincia la carriera vera e propria della Weil divenuta, subito dopo la “licence”, insegnante di filosofia nelle piccole città di provincia di quella Francia ancora scossa dalla guerra. Ad una vita di soli studi ed insegnamento, Simone Weil accosta con vocazione sempre più intensa la sua passione per il mondo sindacalista, rivoluzionario e anarchico, con una dose di ispirazione marxista.
Read More »La visione poetica mistica di Cristina Campo
Traduttrice ispirata e dall'originale pensiero, Vittoria Guerrini, in arte Cristina Campo, è stata una tra le più importanti poetesse del novecento. Cristina Campo nasce a Bologna nel 1923 per poi trasferirsi nel 1928 a Firenze, città che la influenza nella sua formazione letteraria. Qui conosce personalità come Leone Traverso, Mario Luzi e Gianfranco Draghi. Sono incontri, questi, che ella ricorderà a vita e che influenzeranno il cammino letterario della Campo per condurla alla scoperta di Simon Weil, filosofa etica da cui l'autrice blolognese trae ispirazione e dalla scrittrice Margherita Pieracci Harwell che ne curerà le opere postume.
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