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James Joyce e Italo Svevo. Dello scrivere di sé

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Si ricordi di me se in qualsiasi momento il mio aiuto potrà servire a mantenere vivo il ricordo di un mio vecchio amico per il quale ho sempre nutrito affetto e stima. A lei, cara Signora Schmitz, e a Sua figlia tutta la nostra solidarietà. Sono le ultime righe della lettera di James Joyce del 24 settembre 1928 spedita a Livia Veneziani, rimasta vedova dopo che, undici giorni prima, Ettore Schmitz, in arte Italo Svevo, era deceduto a seguito delle complicazioni di un incidente stradale a Motta di Livenza, in provincia di Treviso.

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Probabilità, irrazionalità, microfisica, i nuovi concetti ne ‘Il romanzo del Novecento’ di Debenedetti

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Il romanzo del Novecento raccoglie i Quaderni in cui il grande critico letterario Giacomo Debenedetti stendeva le sue lezioni universitarie. La presentazione è di Eugenio Montale. Alla fine del libro si possono trovare le note, in cui sono elencati tutti i riferimenti bibliografici, e il repertorio di autori, opere, personaggi e periodici citati.

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Da Svevo ad oggi, l’uomo inetto attuale

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Dal Novecento l’insoddisfazione contratta dall’uomo medio è rimasta inalterata. Ci si sente sempre più parte di un sistema che non si approva, impotenti, succubi di decisioni altrui, o, peggio ancora, delle proprie. Si tende sempre ad accontentarsi e la paura di sentirsi soli, la paura di non trovare lavoro, più semplicemente la paura di non farcela ci governano. Spesso la paura ci porta a scegliere un certo lavoro piuttosto che un altro, la paura ci porta a fare scelte che non vorremmo fare, a sacrificare i nostri interessi, spesso per quelli di qualcun altro. L’uomo comune di oggi si può definire un inetto (senza offesa). L’inetto è la figura letteraria introdotta da Italo Svevo nella sua trilogia di romanzi scritti tra il 1892 e il 1923. Probabilmente non è corretto definire l’inetto come una figura letteraria, ridurlo alla sfera della fantasia e dell’immaginazione dell’autore. Non scordiamoci che l’elemento autobiografico nei romanzi di Svevo è centrale. Prima di essere scrittore l’autore è un impiegato in un azienda, come ce ne sono stati molti il secolo scorso e come ce ne sono tuttora.

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‘La tentazione di essere felici’: la senilità secondo il napoletano Lorenzo Marone

senilità

La tentazione di essere felici è la terza prova narrativa del napoletano Lorenzo Marone, edito da Longanesi (che per un esordiente è un particolare non da poco) nel 2015. Il romanzo è stato pubblicato in nove paesi stranieri, nonché scelto da Gianni Amelio per la sceneggiatura del suo film. I segreti che il protagonista Cesare scoprirà sulla sua vicina di casa, ma soprattutto su se stesso, sono la scintillante materia di questo formidabile romanzo, capace di disegnare un personaggio in cui convivono, con felice paradosso, il più feroce cinismo e la più profonda umanità.

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‘Il male oscuro’, la psicoanalisi secondo Giuseppe Berto

Il male oscuro romanzo

Il male oscuro è un romanzo del 1964 dello scrittore trevigiano Giuseppe Berto, che torna al successo dopo un periodo non felice. Lo scrittore opera un'analisi del proprio vissuto attraverso un uso insistito del flusso di coscienza, senza ricorrere a interposizioni narrative. Egli rivela così i diversi avvenimenti della sua infanzia, specialmente il suo rapporto difficile con il padre (che lo spinge verso la depressione in seguito alla morte del genitore) ed in seguito il suo complesso di Edipo, dunque l'ambigua e latente conflittualità sessuale nonché lo smodato desiderio di gloria, a sua volta all'origine di forti sensi di colpa. La trama segue la descrizione e l'evoluzione della malattia (che dura complessivamente un decennio), il matrimonio e la nascita della figlia Augusta, in un continuo alternarsi di flashback. La costante ricerca di medici più o meno esperti, spinge il protagonista a rivolgersi a uno psicoanalista che risolverà in parte i suoi problemi, fino al tradimento della moglie e al ritiro dell'autore in Calabria. La prosa del romanzo è volutamente povera di punteggiatura, al fine di rendere lo scritto un ininterrotto flusso di coscienza, riproducendo l'instabilità interiore del tempo codificato e l'idea di quel che l'autore avrebbe potuto dire, in sede di analisi, proprio al suo psicanalista. Berto dissolve la struttura narrativa e fa del suo libro una novità assoluta nel panorama letterario italiano novecentesco.

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Il personaggio-uomo, protagonista indiscusso del romanzo del Novecento

psicoanalisi nel romanzo del '900

Protagonista indiscusso del romanzo del '900 è il cosiddetto personaggio-uomo, per usare un'espressione tanto cara al critico piemontese Giacomo Debenedetti, il quale, attraverso autori come Kafka, Proust, Svevo, Pirandello, Tozzi, Joyce, pone l'attenzione sulla rottura che il romanzo dei primi decenni del '900 segna con il romanzo ottocentesco naturalista. Quest'ultimo si preoccupava di analizzare il visibile, occultando il materiale narrativo-descrittivo; il romanzo novecentesco fa esattamente il contrario: disocculta la realtà, epifanizza, per usare un termine caro a Joyce, soprattutto il personaggio, o meglio, il personaggio uomo o l'anti-personaggio.

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Eugenio Montale: poeta metafisico dell’essenziale

Eugenio Montale

Eugenio Montale ci ha lasciato una profonda testimonianza della sua poetica; la testimonianza di un uomo, che tra classicismo e modernità è stato interprete critico e razionale del suo tempo, comprendendo a fondo le contraddizioni di una società tanto complessa come quella del Novecento e vedendo molto più lontano di tanti programmi ideologici proiettati nel futuro.

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