L’ultimo segnale controverso, si sa, riguarda la (forse) mancata selezione del film di Sorrentino. Ma se volessimo allungare il tiro e sintetizzare in un titolo il nebuloso stato di salute del più importante cinefestival del mondo penseremmo a Cannes Fort Apache. Perchè se è pur vero che nessuno può scippare ai francesi la consolidata tradizione del marchio abbinata al fulgore ammaliante della Croisette, una serie di scelte strategiche, impennate ideologiche e schermaglie mediatiche rischiano sul serio da qualche anno di fare assomigliare la kermesse primaverile cara ai cinèfili a un fortino assediato dai cambiamenti epocali dell’industria dell’intrattenimento e deciso a custodire sino all’estremo sacrificio un culto ogni giorno che passa impoverito di adepti.
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